Fare prevenzione è fondamentale per evitare l’insorgere della carie.
Lo zucchero, in tutte le sue forme, liquide o solide che siano, è il nemico numero uno dei denti.
Nei paesi occidentali i dati sono allarmanti.
Negli Stati Uniti ad esempio la percentuale dei bambini con la carie in età scolare è compresa tra il 60 e il 90% e lo stesso vale per la stragrande maggioranza degli adulti in età compresa tra i 20 e i 64 anni.
Anche in Italia la situazione non è delle migliori.
La salute dei denti, oltre che da una buona igiene orale, dipende anche da cosa si mangia.
I cibi possono alterare i livelli di acidità e la quantità di zuccheri presenti nella saliva, che insieme ai batteri sono le cause principali dell’insorgere della carie, di cui soffre un italiano adulto su due.
Salvaguardare la salute dei denti da carie e da altre fastidiose infezioni diventa dunque indispensabile.
È stato presentato nel 2014 lo studio Nutrintake, condotto dal Prof. Gianvincenzo Zuccotti (Direttore Clinica Pediatrica L. Sacco di Milano, Università degli Studi di Milano).
Realizzato su un campione di oltre 400 bambini italiani dai 6 ai 36 mesi, di Milano e Catania, ha indagato le abitudini alimentari dei bambini, a partire dallo svezzamento, e ha scoperto gli errori più comuni.
Lo studio, effettuato grazie alla collaborazione di un team scientifico composto da esperti di nutrizione, pediatri di famiglia, dietologi appartenenti all’Associazione Nazionale Dietisti Italiani e ingegneri informatici, ha messo in luce eccessi e carenze nello stile alimentare dei più piccoli.
Le pappe dei nostri bambini sono troppo ricche di proteine, sale, zuccheri mentre forniscono poco ferro.
Lo studio Nutrintake ci aiuta a riportare l’attenzione sull’importanza della corretta alimentazione a partire dai primi mesi come prima regola di prevenzione per impostare uno stile di vita sano, per il bambino e per il futuro adulto.
(Prof. Gianvincenzo Zuccotti)
Dai risultati è emerso come esista una linea di demarcazione tra i primi 9-12 mesi di vita e gli altri due anni presi in considerazione: più passa il tempo e il bambino cresce, e più diminuisce l’attenzione dei genitori e il rispetto di quanto suggerito dal pediatra.
Dopo i 9 mesi, e soprattutto dopo i 12, infatti, si cade nell’errore di considerare il bambino “un piccolo adulto”, abbandonando l’alimentazione specifica per l’infanzia e uniformandola a quella della famiglia.
È ipotizzabile che anche queste cattive abitudini contribuiscano a generare sovrappeso e obesità che in Italia interessa circa un terzo dei bambini.
I principali risultati a partire già dal primo anno d’età:
- Eccesso di proteine
- Eccesso di sodio
- Eccesso di zuccheri semplici
- Eccesso di grassi saturi (quelli dannosi)
- Carenza di fibre
- Carenza di ferro
Un’assunzione eccessiva di zuccheri semplici
Se il semaforo giallo si accende fino al primo anno di vita, perché tutti i bambini raggiungono il livello massimo raccomandato, il rosso scatta dai 12 mesi in poi.
Dopo questa soglia, i genitori risultano più permissivi, abusando di zuccheri semplici nella dieta del loro bambino e portando così a sforare oltre il livello massimo raccomandato.
È importante prendere coscienza del fatto che la nutrizione nei primi anni di vita è un fattore ambientale chiave per predisporre una buona salute futura.
(Prof. Gianvincenzo Zuccotti)
Le regole da seguire e da mettere in atto quotidianamente sono poche e semplici e i primi anni di vita sono cruciali per la prevenzione di stili di vita errati.
Un abbraccio,
Dott.ssa Elena