Molti la conoscono come piorrea, ma usando termini più appropriati stiamo parlando della malattia parodontale.
Piorrea significa letteralmente “flusso di pus”, è legata alla formazione di essudato purulento e ricorda uno stadio avanzato della malattia.
Nella nostra mente, ci riporta l’immagine di persone anziane senza denti, eppure ancora oggi in Italia colpisce quasi 1 italiano adulto su 2 sopra i 35 anni.
Cos’è la malattia parodontale?
Quando parliamo di malattia parodontale ci riferiamo alla malattia che colpisce i tessuti che sostengono i denti all’interno dell’osso.
Immagina un bell’albero dalle radici forti e rigogliose a cui comincia a mancare il terreno circostante. Se non si interviene, prima comincerà a muoversi e poi, senza più terra, cadrà.
Questa malattia comincia silenziosamente, appare ogni tanto e si fa sentire quando si attiva o riacutizza e se trascurata può portare alla perdita dei denti colpiti.
Il Ministero della Salute la cita tra le 3 cause principali di edentulia (la perdita di tutti i denti) insieme a carie e a pregresse terapie odontoiatriche, che evidentemente non sono esenti da complicanze.
Perché si chiama così?
La malattia parodontale è la malattia del parodonto.
Il parodonto è l’insieme dei tessuti che sostengono il dente:
- gengiva
- legamento parodontale (l’insieme di fibre che tengono ancorato il dente all’osso)
- cemento radicolare (lo strato più esterno della radice del dente su cui si agganciano le fibre)
- l’osso stesso
La malattia parodontale è una patologia che interessa proprio questi tessuti e si manifesta con la distruzione degli stessi.
Cosa succede quando si attiva questa malattia?
Sembra un paradosso, ma la malattia si attiva come un naturale meccanismo di difesa.
In presenza di batteri adesi al dente sottoforma di placca e tartaro, l’aumentare del loro numero e delle loro tipologie, mette in allerta il nostro sistema immunitario.
Questo comincia a difenderci dall’attacco batterico con “bombe chimiche” e più i batteri si approfondiscono, più i miei tessuti si difendono scappando.
Il tutto avviene per un unico obiettivo:
salvare l’osso e non farlo entrare in contatto coi batteri.
Come ogni processo distruttivo, superata una certa gravità, non si può più tornare alla condizione di partenza.
Proprio per questo, la diagnosi deve essere rapida e il primo campanello d’allarme, che non va MAI trascurato, è il sanguinamento.
La cosa incredibile è che basta un semplice strumento che si chiama sonda parodontale, una punta con delle tacche millimetrate, in alcuni casi potranno essere utili le radiografie.
La sonda ci aiuta a scoprire dove si trovano le tasche parodontali, zone attorno al dente dove, scendendo di millimetri, abbiamo l’indicazione della distruzione del tessuto.
Dalla malattia parodontale non si guarisce!
Ha una forte componente di familiarità (suscettibilità) che si può avere come no.
È legata a molti altri fattori (come risponde il sistema immunitario, malattie in atto, farmaci presi, alimentazione, età, sesso…).
Si potrà manifestare come no, quello che è sicuro è che si può domare!
Un abbraccio,
Dott.ssa Elena